Al motel Villa dei Misteri
  Thomas Bolt  
     

Se nuotassimo la sera nell'ampia piscina
Al centro del parcheggio
Dopo un giorno intero a esplorare le più deserte strade di Pompei
Questo sciacquio quieto, che va alla deriva come un eco
Sotto l'antica freschezza del cielo
Sarebbe nostro
Circondati da automobili.

Se scivolassimo verso il bordo poco profondo del presente
Dopo aver camminato sotto le querce del Foro Triangolare
Dopo esserci trastullati coi souvenir senza comprarne uno
Dopo aver abbandonato la città finita mentre si svuotava a orario

Il paesaggio analfabeta
Sembrerebbe scordarsi quasi di colpo
Gli slogan dipinti sui muri in rosso, gocciolante Latino
O in Osco. Politiche, sessuali, commerciali,
Improvvisate—sofisticate volgarità
Come se allora, diversamente da oggi, le scelte dipendessero
Da aspetto, storia, personalità

E il genere di fato improgrammabile
Che non serve a belleza.
CUNNE SUPERBE, VALE.
O a simpatia: ceramiche spezzate, cemento cenere;
Un potenziale inesaudito
Si ripiega su se stesso
E via, è andato. Graffito-colatura. Andato:

O se gentilmente avanzassimo fluttuando verso noi stessi mentre
Increspature si soffondono sulla superficie sensibile
Allora potremmo rilassarci senza immaginare violenza
Senza figurarci le tremende morti così pazientemente sigillate nella resina,
O ricordare i cani vagabondi e altri blocchi del passato...
Rammemorando, semmai, mentre fluttuiamo
Dietro il motel, fuori dalla finestra
Della nostra stanza, che l'arancio è cresciuto
Al bordo della città tombale—
Finchè tocchiamo questo cemento insibillino.

Ma se poi ci aggrappassimo al bordo, emersi grondanti dal pensiero
E lasciassimo orme bagnate nel parcheggio
Da questo umano monumento solo per portar via
Una commedia dal temporaneo, formato cartolina—
Appiccicata nella fotografia, smerigliata dal tempo
Spianata e lucidata per i souvenir—

Potremmo scoprire
Se la comprensione è uso di bellezza
Che dopo tutto forse noi
Non abbiamo capito; che i misteri
Ci abbracciano come farebbe l'acqua.

O se ritenessimo invece di spegnere il pensiero
Scorniciare il passato, nuotare nel risvegliato
Disordinevole spirito dell'acqua—
Non un ordine immediato a noi
Eppure, sì, un ordine, vitalizzante
Tra giochi di riflessione—
Intorno a noi, malgrado il cloro (scettico sapore):
L'incielato cambiamento
Non classico, emendato, non rivisto.

O se noi potessimo baciare l'acqua, scivolar sotto, andare fluttuando
Verso immagini ondulate, confondenti azzurri—
Un'ombra tormentata spazza il fondo e scompare—
Il sole sfarfalla sulla superficie
Sul golfo, sul vulcano—
Ma persino là sott'acqua udire ancora il treno, fischiante
Che passa, verso il muro della stazione
Con VIVA LA FICA graffiato sulla vernice fresca
Ricordandoci dei nostri biglietti: il respiro trattenuto
Ci scappa mentre emergiamo strepitosamente.

È possible che
È necessario che
Che l'azzura piscina circolare
Con l'inserto di due triangoli opposti
Sia riempita da canali come erano i bagni
E le stanze scaldate da ipocausti...
Uno potrebbe riemergere e trovare il mondo antico, vivo.

La pittura della villa su in collina
Fu umida un giorno come
L'asciugamano steso alla finestra della nostra camera d'albergo;
Ma, solo ultimi turisti del passato
Noi riflettiamo su quest'acqua—non il fallo coperto
O l'angelo che flagella l'iniziato—
E tutto questo passato
Non è altro che la maschera da vecchio Sileno
Esibita dal ragazzo
Per spaventare il giovane uomo (che si aspetta
Di ritrovare il suo bel viso riflesso
Nel bacile tenuto dal vecchio, vecchio sul serio—
Non questo trucco—e presto nessun trucco affatto).

Se questa piscina antica riflette un nuovo cielo, entrambi sono
Presenti, immutati e mutanti:
La superficie schiaffeggiata dalla pioggia,
Fiume intrappolato, impluvium
Questo liquido adesso
Anche nel centro del parcheggio
La nostra prima notte qui—dove?—
(Già un po' sommersa nella memoria
Leggibile solo sotto un'ammiccante superficie che si turba
Al minimo movimento)—Presente, quasi, nel passato
Così che in confusione
Svegli, avvolti nel lenzuolo, noi dubitiamo quasi—
Qual è il posto reale?

Il treno è passato. Qualcuno accende la macchina.
Nel sogno dell'acqua, la mente s'increspa
Risponde con tremore a ogni tocco—
Rivela e adotta la continuitą
Inghiotte e veglia:
Se i misteri sono non soltanto materiali
Ma nel nostro incontrare la materia dall'interno—
Confusione di forme d'onda, inversioni architettoniche—
L'acqua riflette e ci coglie tesi
Ai desideri sparsi dal tempo e racimolati sulla sua pelle.

O spirito dell'acqua
Che ancora ci muti mentre noi ti vediamo mutare
Mentre le macchine defluiscono
Come nuvole inconsequenti passano nel tuo cielo
Non consegnare alcun significato finale:
Mostraci come i cambiamenti
Durano nelle cose
Abbandonando la bellezza del loro uso;
Mostraci un ordine
In funzione, non acquietato, elastico abbastanza
Da alleggerire persino le porte immobili
Lasciate sbadatamente socchiuse—sepolte, guaste—
Nei fantasmi formali in cui il cemento fu gettato;

Sempre in veglia
Fluisci contenuto e chiaro al centro delle cose
Racchiuso ma mai immobilizzato—
Cambia le nostre menti come tu cambi il cielo e assieme al cielo
Mostra l'increspata liquidità nelle nostre forme più rigide
E replica loro in fine
Con un silente moto: mutando come noi siamo mutati
Presenta il presente
Rappresenta il passato.

 

Traduzione di Edoardo Albinati

"At The Motel of the Villa of the Mysteries" first appeared in Nuovi Argomenti, No. 4 Quinta Serie, Ottobre-Dicembre 1998, translated into Italian by Eduardo Albinati. The poem was first published in English in Literary Imagination, Vol. 7 No. 5, Spring 2005.




It's a real motel.



Detail from fresco.





 
   
 

 
     


Detail from fresco.




"At The Motel of the Villa of the Mysteries" copyright (c) by Thomas Bolt. All rights reserved.

Italian translation by Edoardo Albinati for Nuovi Argomenti.